Edward Joseph Fog

JANUS

LE PORTE DELL’AMORE COSMICO

romanzo

Autore: Edward Joseph Fog
Immagine di copertina: Marco Aponte
Copyright © 2019 – Tutti i diritti riservati. 

PRIMA PARTE

Prologo

In una dimensione esistenziale dove l’odio e la vendetta erano di casa, tre sorelle intente a decifrare strani simboli, gridarono all’unisono quando comparve ciò che attendevano da svariati cicli.

«Sta tornando!» una risata isterica echeggiò nei corridoi del castello imperiale.

L’Imperatrice giunse in tutta fretta per essere aggiornata dalle tre donne. «È lui?».

«Sì, altezza!».

«Ne siete sicure?».

«Non ci sono dubbi! È giunto il segno che attendevamo da tanto… l’arrivo di questo essere scatenerà una serie di eventi che porterà al trionfo tanto agognato. È giunto il momento di richiamare vostro figlio e procedere con il piano di conquista!».

Passaggio

Ognuno è libero di pensare e sognare ciò che vuole all’interno del proprio guscio, non ricordavo dove avessi sentito queste parole e perché mi venissero in mente proprio ora.

L’ultimo respiro può durare un’eternità.

Come vidi quel bagliore ebbi la certezza che fosse giunta l’ora. Non pensavo potesse finire così, ero ancora giovane, avevo una vita da vivere, ma qualcosa mi diceva che non potevo più attendere. La mia esistenza è sempre stata diretta da un unico preciso rappresentante… il dubbio. In questo momento però non avevo incertezze, dovevo proseguire senza indugio. Sentivo una musica… era tutt’intorno a me… era in me. Nessuna sensazione corporea, ebbi un capogiro, frammenti del mio essere mi avvisavano di essere pronto, ma pronto per cosa? Nessun dubbio adesso, una calma e una serenità inattese; avevo già sognato tutto questo. Non indugiai più e passai oltre.

Buio, poi il nulla, infine una luce lontana… tanta luce, quasi accecante. Un’ondata di suoni melodiosi che giungevano da ogni direzione e un’infinità di esseri intorno a me che mi parlavano… non aprivano bocca, ma li capivo… mi tranquillizzavano. Cosa ero, luce, coscienza, presenza? La mattanza era finita, un unico velo che mi separava dal passato era come un macigno di granito, ma dov’ero finito? Cosa mi costringeva ad andare avanti e non aspettare. Forse avrei dovuto voltarmi, tornare indietro, raggiungere il punto di fuga… dov’era Eva? Ebbi l’impressione che un uragano di luci, un velluto di comete mi accarezzassero il capo; nello stesso momento sentii un’infinità di profumi… allora seppi di essere nel posto giusto, antichi ricordi si risvegliarono in me. Un piccolo cerbiatto, sbucato da chissà dove, mi accompagnò in riva ad una spiaggia dove un mare verdissimo si perdeva a vista d’occhio e come preso da un raptus di follia mi tuffai in quello specchio d’acqua salata nuotando felice; immergendomi vidi pesci di ogni genere che nuotavano, giocavano e mi parlavano… stavo impazzendo, sicuramente! Quando riemersi, mi lanciai sulla sabbia calda e dorata rotolandomi come un bambino; intorno a me solo luci variopinte che turbinavano in giochi poliedrici. Guardai incantato le reazioni del mio corpo bagnato, ormai non più fisico e allora cosa stavano osservando i miei nuovi occhi? Non avevo più un corpo materiale, eppure, qualcosa che reagiva all’ambiente esisteva ancora. Fugaci visioni oniriche, frammenti di vita passata ma ricordi anche di future gesta… che emozione, che delizia, volevo saperne di più.

Ero nato in un paesino dove le giornate trascorrevano lente, per lo più monotone e spesso tristi, avevo passato metà della mia breve esistenza in un’azienda di escavazione del granito dove, mentre spostavo con la gru tonnellate di rocce, spendevo il mio tempo a immaginarmi immerso nel mare a nuotare con pesci tropicali. Non avrei mai pensato di provare quelle sensazioni tanto agognate venendo qui; ma qui dove… che posto era mai questo?

Speranze, timori, emozioni di ogni tipo mi stavano letteralmente inondando; ero felice, il mio cuore era gonfio di gioia, mi trovavo dove avevo sempre sognato di essere. Vagai per la spiaggia giocando con le onde che si infrangevano sugli scogli, tutto l’ambiente sembrava vibrare, stormi di uccelli mi salutavano dall’alto, mentre farfalle variopinte danzavano intorno a me cantando con voci paradisiache. Ormai avevo superato il punto di non ritorno, stavo vivendo la vera esperienza post mortem; per quale ragione però mi sembrava di essere più vivo di prima? Cosa veramente cambiava quando si moriva? Mi sentivo come in vita, i ricordi, le emozioni e le sensazioni erano quelle di sempre, ma molto più vivide e pregnanti e allora perché pensavo di essere in un sogno?

Cercai di ricordare cosa fosse successo nelle ultime ore, ma un uragano di pensieri senza senso mi vorticò nel cervello, sempre che ne avessi ancora uno, e allora decisi di concentrarmi per fare il punto della situazione. Fu in quel momento che il mio sguardo fissò qualcosa all’orizzonte, notai oltre la distesa del mare uno strano bagliore. Attesi inebetito, ma sempre più euforico finché la luce, giuntami di fronte, non assunse le sembianze di un essere umano. La presenza irradiava una dolcissima melodia che avvolgeva tutto l’ambiente, mi inondava di una calma e una gioia indescrivibili. Notai che a malapena riuscivo a fissarlo tanta era la luce che sprigionava il suo corpo; indossava una strana armatura dorata che lo ricopriva completamente lasciando sguarnito solo il viso, il capo era ricoperto da un elmo infuocato, mentre in una mano brandiva una sorta di lancia. Ne ammirai la maestosità, l’aura che lo circondava cambiava colore frequentemente e rimasi sorpreso dal fatto che non toccasse terra con i piedi. Mi osservò per un po’ poi improvvisamente mi indicò un oggetto posto a mezz’aria poco distante, sembrava un oggetto di cristallo.

«Osserva la sfera al centro dell’oggetto!» proferì con voce pacata, ma senza muovere le labbra, rimasi piuttosto sconcertato. Cercai di concentrarmi sulla sfera quando improvvisamente l’essere di luce sembrò svanire. Mi accorsi che non era realmente sparito, forse ero io che non mi trovavo più in quel luogo. Ero in un ambiente completamente diverso, sembrava non ci fossero più né spazio, né tempo… non ero completamente al buio, ma intorno a me non riuscivo a sentire e vedere niente, la sensazione era di galleggiare nel nulla.

«Ora riposa Daniel, avremo modo di parlare più tardi» sentii di nuovo nella mia testa la voce di quella presenza che cercava di indurmi uno stato di rilassamento; dopo alcuni istanti che a me sembrarono un’eternità, caddi in un sonno profondo.

Rivelazioni

Il tempo trascorso sembrò infinito, sogni e incubi mi tormentarono a lungo. Al risveglio mi ritrovai in un letto soffice e avvolgente con un raggio di sole che faceva capolino da una finestra alla mia destra e il rumore in lontananza di onde del mare che si infrangevano sugli scogli.

Improvvisamente rammentai tutto quello che mi era capitato: le chiamavano morti bianche. Ero al lavoro, intento a manovrare la gru quando inavvertitamente urtai una trave che a sua volta fece franare alcuni massi della cava di granito da cui fui investito e sbalzato fuori dalla cabina di manovra. Dopo l’urto violento con il terreno e la pioggia di rocce sul mio corpo per me non ci fu scampo.

«Ben svegliato!» mi sussurrò all’orecchio una melodiosa voce di donna.

«Dove mi trovo?» chiesi quasi timoroso della risposta.

«Direi che sei ancora a letto, se vuoi una calda e abbondante colazione ti consiglio di venire subito in cucina» rispose lei con un risolino di chi ne sa più di te.

La raggiunsi subito e la vista che si presentò davanti ai miei occhi fu sconvolgente. La cucina aveva una delle quattro pareti completamente a vista dalla quale si poteva intravedere un panorama mozzafiato. Osservai estasiato la distesa marina, che avevo già avuto modo di ammirare, con centinaia di gabbiani che garrivano e piroettavano in un gioco di voli leggiadri sugli scogli mentre strane luci danzavano sulla spiaggia creando bizzarri disegni a mezz’aria. Un susseguirsi di suoni celestiali mutava al ritmo di un tamburo invisibile mentre la cosa più sconvolgente era il cielo… al di là delle nuvole si intravedevano montagne e città scintillanti, la visione era qualcosa di straordinario, ma destabilizzante allo stesso tempo; non riuscivo più a capire in che strano posto mi trovassi.

«Stai tranquillo Daniel» incalzò la donna vedendo il mio sbigottimento mentre finiva di sistemare una tavolata di prelibatezze degna di un re. «Ti verrà spiegato tutto a tempo debito. Per adesso rilassati e goditi la colazione. A proposito, mi chiamo Linda!».

Linda era una splendida donna sulla trentina con lunghi capelli di un forte rosso fuoco. Il suo viso emanava serenità e calma, di altezza media era vestita in modo alquanto bizzarro; indossava una sorta di tunica moderna stretta in vita, bracciali dorati che le circondavano le braccia scoperte e un paio di stivaletti colorati.

Mi versai del caffè, ma ero troppo curioso di saperne di più, speravo che lei potesse aiutarmi a dissipare i miei molteplici dubbi. Ormai, più che certo che non si trattasse di un sogno, avevo la sensazione di essere più vivo che mai, ma i ricordi mi portavano alla certezza di essere morto nella cava di granito. Adesso però volevo sapere in quale strano posto fossi giunto: questo era forse il paradiso? Dio in tutto questo dov’era… dove si trovavano gli angeli, gli arcangeli e le varie gerarchie angeliche? Inoltre, chi era quell’essere dorato che avevo incontrato subito dopo il trapasso? I pensieri turbinavano vorticosamente quando Linda mi riportò al presente sfiorandomi la fronte con la sua mano. Davanti ai miei occhi si aprì una sorta di schermo con immagini che scorrevano all’impazzata, troppo veloci per capirci qualcosa.

«Rilassati Daniel, concentra la tua mente sul flusso, apriti a nuove possibilità e ricordati che ormai le rigide regole del tuo vecchio mondo non si applicano più a questo ambiente».

Cercai di seguire il suo consiglio e come per incanto le immagini incominciarono ad avere un senso.

«Quello che i tuoi nuovi occhi stanno osservando è un sistema olografico interattivo in cui puoi decidere cosa guardare solo pensandolo e successivamente interagire liberamente con la pseudo realtà richiamata» mi informò Linda. «Se vuoi approfondire aspetti della tua vita passata devi visualizzarne un ricordo preciso e così rivivere una porzione o l’intera linea temporale nei modi e nei tempi che più desideri».

«Modi e tempi che più desidero? Ma di che cosa stai parlando?» le risposi sconcertato.

«Vieni Daniel, avvicinati… non aver paura! Rammenta un tuo episodio importante di quando eri in vita, magari un avvenimento piacevole vissuto da bambino, questo può aiutarti a creare facilmente un avvio del campo olografico rispetto alla tua esistenza sul pianeta terreno d’origine».

Ricordai quando da piccolino i miei mi portarono la prima volta al mare, fu veramente indimenticabile, provai una gioia immensa, fui contento di giocare con la sabbia, fare il bagno e correre sulla battigia, avevo voglia di gridare ai quattro venti tutta la mia felicità. Mentre il ricordo affiorava nella mia mente fui come risucchiato dal campo olografico ed ebbi l’esperienza più straordinaria della mia seppur breve vita da mortale. Rivissi ogni evento della mia vita dalla nascita fino all’ultimo respiro in quello che a me sembrarono solamente pochi istanti. L’aspetto più sconcertante fu che potei sentire non solo le mie emozioni, ma anche quelle provate dalle persone con cui avevo interagito nel corso della mia vita.

«Fantastico!» gridai in preda all’euforia.

«Sono contenta per te! A volte, per altri individui, risulta un’esperienza terrificante, spesso ne riemergono angosciati e carichi di sensi di colpa. In realtà il vero utilizzo di questo sistema lo si sperimenta in un secondo tempo; in pratica, si può rientrare in qualsiasi epoca della propria vita interagendo con i vari personaggi, magari tentando di modificare episodi trascorsi per vedere cosa sarebbe successo nelle linee alternative non vissute. Comunque, questa esperienza potremmo provarla un’altra volta, adesso finisci la tua colazione, Shane è venuto per te».

«Shane… chi sarebbe?» neanche il tempo di dirlo che mi ritrovai di fronte l’essere dorato in tutto il suo splendore. Aveva una maestosità che lasciava senza parole, l’intero suo essere pulsava di una luce calda e avvolgente; il solo osservarlo incuteva timore reverenziale, ma il suo viso esprimeva una pace e una calma che mi rassicurava.

«Daniel, come ti senti?» domandò Shane mentre cercavo di addentare uno dei dolcetti, avevo una fame da lupo, ma Shane mi incuriosì ancora di più quando aggiunse: «Come avrai capito è ora che tu apprenda i meccanismi di questo nuovo ambiente. Incomincia fin da subito a scrollarti di dosso tutte le idee su ciò che è l’aldilà o i personaggi che potrebbero popolarlo; resetta ogni tua convinzione ed apriti alla conoscenza diretta. Oggi per te si avvierà il cammino del ripristino. In pratica devi riscoprire le tue conoscenze, i poteri sopiti e dimenticati dopo anni di vita nella realtà tridimensionale, energie che manovravi con maestria prima della tua ultima incarnazione. Vedi Daniel, i nostri ambienti si trovano ad un livello vibrazionale più elevato rispetto all’universo da te conosciuto sul pianeta che chiamavi Terra, più precisamente ci troviamo nei cosiddetti settori armonici di quarta tonalità. La nostra essenza è formata dai codici numerici emanati dal Programmatore Supremo, l’entità creatrice che ha programmato il sistema operativo del nostro Cosmo di libero arbitrio. Noi viviamo ed esprimiamo la nostra creatività in una miriade di livelli esistenziali e nulla è veramente separato da tutto il resto. Ciascuna coscienza è parte del Programmatore Supremo ed ha potenzialmente tutti i suoi attributi, ogni realtà esistenziale è pregna della sua sostanza e noi onoriamo l’esistenza di qualunque forma essa sia e in qualsiasi contesto si sviluppi; non troverai mai un solo anfratto nell’intero Cosmo senza la presenza di energia cosciente, perché il Programmatore Supremo è intriso in ogni cosa. In definitiva, siamo tutti parte di questa favolosa entità, naturalmente la sua immensa struttura è più della somma delle sue parti ed essendo l’origine di tutto lo definiamo nella sua accezione più pura come l’Uno Primario».

«Se ho capito bene, questo Programmatore Supremo o Uno Primario, è Dio?» incalzai, mentre ingurgitavo velocemente un bicchierone di aranciata.

«Caro Daniel, affinché tu possa solo concepire cosa rappresenti questa incredibile presenza dovresti prima poter accedere alla tua Banca Dati personale ed è una cosa che potrai tentare molto presto; per semplificare, possiamo dire che potrebbe corrispondere alla figura che sulla Terra indicate con il nome di Dio, ma non esprimerebbe la vera essenza di ciò che veramente Egli È. Ti ricordo, che questa immensa Mente Cosmica è solamente il creatore del nostro Cosmo, mentre in realtà di Cosmi ne esistono parecchi; puoi quindi incominciare ad intuire che ogni Cosmo ha un suo programmatore con un suo unico ed inimitabile sistema operativo. In conclusione, è piuttosto semplice dedurre come il concetto di Dio si estenda all’infinito».

«Ma se ogni Cosmo ha il suo Dio programmatore, chi c’è al di sopra di essi?» chiesi quasi timoroso della risposta.

«Per rispondere nella maniera più semplice, affinché tu possa comprendere in questo momento dei concetti alquanto complessi, è importante che tu abbracci l’idea che siamo tutti parte di coscienze piramidali infinite, ognuna sempre e costantemente alla ricerca della perfezione nel Tutto, in un gioco che probabilmente non avrà mai fine».

«In effetti non ho capito granché» risposi alquanto turbato, ma profondamente affascinato da concetti al di fuori della mia comprensione.

«Secondo te, avrò mai occasione di conoscere il Programmatore Supremo? Dove si trova… lo potrei incontrare?» per la prima volta vidi Shane ridere di gusto, ma non era una risata di scherno, emanava invece una compassione infinita verso un essere che faceva la sua domandina scolastica attendendo la risposta dal suo professore.

«Nessuno di noi l’ha mai incontrato veramente, la potenza delle sue radiazioni basali sarebbe insopportabile per chiunque a questo livello di realtà; comunque, ci sono molteplici modi per assaporarne l’essenza e la grandiosità. È molto complicato capire le Sue vie e i Suoi intenti, ma accedendo alle conoscenze interiori, possiamo tentare di capire in ogni momento il Suo volere e apprezzare la Sua illimitata saggezza».

Rimasi in silenzio per qualche istante cercando di elaborare tutto quello che Shane mi aveva detto, ma invece di rilassarmi, si affacciarono alla mente una miriade di domande alle quali avrei avuto risposta solo molto più tardi.

«È ora di andare!» annunciò Shane nel suo gergo telepatico.

«Che peccato!» pensai. «Chi mangerà tutta questa roba?» la tavola era ancora colma di ogni prelibatezza tale da poter sfamare almeno un’altra dozzina di persone. Sfiorò uno dei suoi bracciali e un istante dopo ci trovammo in uno strano ambiente gelido e opprimente.

«Accidenti, fa un freddo terribile!» gridai battendo i denti e cercando con lo sguardo un riparo dalle folate di vento che sferzavano lungo tutta la collina.

«Ricordati che gli ambienti sono cristallizzazioni mentali e le sensazioni che ne ricevi sono solo riflessi della tua mente sintonizzata sul luogo, presto imparerai a controllarti e vedrai che le percezioni spiacevoli spariranno».

«Ma dove siamo capitati?» gridai turbato, mentre le raffiche di vento ululavano sempre più forti.

«Siamo al confine fra due sistemi del Quarto Tono, quello dei Ghontam che vivono nel loro cosiddetto Impero dei Regni Laidi e il nostro, abitato dal popolo degli Hempat, esseri di energia sonora dei Reami Armonici» rispose Shane con lo sguardo rivolto lontano.

«Chi sono i Ghontam?» chiesi incuriosito.

«Sono esseri molto particolari, con usi e abitudini diverse dalle nostre. Vedi Daniel, noi abitanti dei Reami Armonici collaboriamo affinché ogni presenza cosciente abbia tutta l’assistenza di cui necessita. Rendiamo il nostro ambiente il più accogliente possibile per i nuovi venuti dai mondi fisici e cerchiamo costantemente di aiutare chi è ancora a metà strada fra la vita materiale e il cosiddetto al di là; inviamo emissari nei mondi in difficoltà affinché aumentino le frequenze benefiche per gli abitanti di quel sistema, abbiamo a cuore chiunque soffra e diamo loro ogni possibile aiuto quando richiesto. Come puoi capire il nostro è un servizio votato al prossimo, pensiamo che aiutando gli altri aiutiamo noi stessi e di conseguenza alimentiamo il Programmatore Supremo con il quale siamo tutti collegati.

I Ghontam sono anch’essi esseri di energia sonora, ma di matrice oscura, la loro natura li porta a pensare soltanto a sé stessi, non hanno nessun tipo di altruismo e cercano perennemente il proprio vantaggio personale naturalmente ai danni del prossimo. Non è facile immaginarli come esseri splendenti; il loro sistema è esteso quanto il nostro e dobbiamo mantenerci guardinghi, perché molto spesso cercano di conquistare zone del nostro settore anche se, come avrai modo di appurare, non è poi così semplice per loro».

Rimasi impietrito alle parole di Shane, avevo sempre pensato che dopo la morte, per chi si fosse comportato bene, l’attendesse un paradiso di beatitudine con musiche, gioia e canti corali, mentre per i più turbolenti fosse pronto qualche luogo di agonia per espiare le colpe di una vita. Ora, invece, scoprivo che in realtà esistevano due settori contrapposti… per giunta in conflitto fra loro; non avrei mai immaginato una situazione del genere nei reami superiori.

«Stai tranquillo Daniel!» Shane stava sicuramente leggendo nei miei pensieri. «Nei nostri ambienti siamo ben protetti, in milioni di anni terrestri abbiamo creato difese di ogni tipo e i nostri Guardiani d’Ingresso, addetti alla protezione dei varchi dimensionali, sono audaci e ben preparati».

«Non capisco perché il Programmatore Supremo accetti tutto questo, non potrebbe spazzarli via con un gesto?» domandai quasi senza pensare.

«Caro Daniel, il programmatore del nostro Cosmo non può avere preferenze per le sue emanazioni… prima di tutto non può andare contro le sue stesse leggi e una di queste riguarda l’Equilibrio Cosmico; per funzionare senza anomalie ogni realtà esistenziale dovrebbe mantenere un certo equilibrio, questo vale per qualsiasi settore del Quarto Tono. Quando l’ago della bilancia propende da una parte o dall’altra ci troviamo di fronte a numerose problematiche che non portano giovamento al Programmatore Supremo. Abbiamo inoltre compreso, dopo infiniti cicli di lotte e di studi, che gli esseri di matrice oscura sono amati e accettati da Lui come lo siamo noi, perché ogni fazione porta energia e quindi cibo ai piani superiori».

«Cibo? Ma di cosa stai parlando?» rimasi sbigottito e senza parole.

La stanza ovale

«Andiamo Daniel, è giunto il momento di dedicarci a te!».

Le parole di Shane provocarono in me un fremito lungo la schiena… cosa mi riservava ora il futuro? Ero giunto in un nuovo mondo dopo alcuni anni di vita sulla Terra e non mi aspettavo di certo tutte le novità che avevo appena scoperto; chissà quante altre ancora se ne sarebbero presentate. Shane toccò il suo bracciale e ci ritrovammo di nuovo nella casa in riva al mare. Linda non c’era, la tavola della cucina era stata sparecchiata e sistemata con cura.

«Questa, d’ora in poi, sarà la tua dimora» Shane mi fissò a lungo, probabilmente si aspettava una mia reazione. «Concentrerai le tue energie affinché tu ricordi quanto prima chi fossi prima di incarnarti e quali erano le tue mansioni e poteri specifici. Avrai assistenza in ogni momento, diversi Maestri condivideranno con te le conoscenze universali e quando sarai pronto tornerò per la nostra missione».

«Di certo qua non ci si annoia» pensai.

«C’è divertimento, responsabilità e una varietà infinita di avventure come presto scoprirai» incalzò Shane. Come al solito avevo dimenticato che il pensiero è aperto in questo mondo.

«Ma Linda che fine ha fatto?» domandai mentre Shane stava per riattivare il controllo al polso.

«Sarà sempre con te!» Shane svanì.

Considerando che ancora non avevo visitato il luogo, decisi di fare un giro intorno alla casa… una classica villetta di forma circolare che si affacciava sulla riva del mare. Formata da due piani di stanze, servizi e una piccola piscina sul retro, il tutto era circondato da piante e alberi lussureggianti che costeggiavano un piccolo tratto di sabbia e scogli bagnati da un mare cristallino. Il clima era eccezionale, sembrava primavera inoltrata e una leggera brezza mi solleticava la pelle. Mi domandavo come facevo ad avere ancora un’epidermide se non possedevo più un corpo fisico e inoltre chi mi aveva vestito così? Fino a quel momento non ci avevo fatto caso, ma indossavo un paio di jeans, una maglietta, un giubbotto leggero e stivaletti bassi. Mentre i miei pensieri si focalizzavano sull’utilità dei bagni nella villa, venni incuriosito da una melodia che giungeva dal retro di alcuni scogli, la sua leggerissima vibrazione mi dava forza… era come ricevere una sorta di nutrimento, mi sentivo sempre più rigenerato e pronto per affrontare qualsiasi cosa. In realtà, l’intero ambiente era immerso in suoni provenienti da ogni direzione, erano di una bellezza straordinaria, bastava sintonizzarsi su uno di essi e ci si ritrovava immersi in una profonda beatitudine con sensazioni di pace mai provati. Alcuni toni sembravano portare informazioni di qualche tipo mentre altri riportavano a galla antichi ricordi. Riuscii a sintonizzarmi su un segnale che mi mostrò una città scintillante e maestosa; mentre mi domandavo se fossi l’unico abitante di quel tratto di mare mi sentii chiamare da Linda.

«Daniel vieni in casa!».

«Linda, è un piacere rivederti!» ero veramente felice di sapere che non ero solo. Per quanto mi trovassi in un ambiente meraviglioso avevo una forte sensazione di solitudine che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Come mai non vedevo nessuno, dove erano tutti gli abitanti di questo mondo, che fine avevano fatto amici e parenti che già erano trapassati anni prima? Avevo un gran desiderio di incontrarli, di abbracciarli, condividere con loro le mie ansie e preoccupazioni.

«Li vedrai presto» incalzò Linda, «i nostri mondi sono abitati da un numero vastissimo di esseri di ogni tipo, inoltre siamo tutti collegati; quindi, il tuo senso di solitudine è solo un modo di proteggerti da un settore esistenziale a te sconosciuto, presto la tua intima essenza suggerirà di riaprirti all’intero Cosmo. Adesso l’importante è che ti rilassi ed entri in comunione con l’ambiente, capirai quanto prima che ogni cosa che ti circonda è viva ed è a tua disposizione come lo sono io. Non ti sei chiesto come mai sei finito qui? Potevi capitare in una infinita varietà di scenari diversi, ma la tua mente e il tuo desiderio hanno fatto in modo che raggiungessi il luogo dei tuoi sogni, anzi per essere più precisi hai fatto in modo di creare il tuo ambiente preferito, funziona così qui da noi, ogni più piccolo pensiero o desiderio si trasforma in realtà quasi all’istante, imparalo presto e vedrai che ogni cosa si uniformerà alla tua volontà».

Mi guardai intorno e trassi un profondo respiro, il mio corpo regalava sensazioni molto piacevoli, ero rilassato ma contemporaneamente sentivo in me un’estrema potenza; mi domandavo se stessi realmente respirando o era solo un riflesso condizionato. «Bene, cosa facciamo ora?» chiesi a Linda sperando che proponesse una visita in qualche posto brulicante di vita.

«Seguimi!» mi ordinò con fare perentorio.

Salimmo al piano di sopra ed entrammo in una strana stanza di forma ovale senza angoli alle pareti, o almeno così mi sembrava, e completamente vuota; Linda mi indicò di sedermi a terra.

«Mettiti il più comodo possibile e concentrati su questo» tirò fuori, non so da dove, un oggetto di cristallo di una luminosità straordinaria e lo depositò a mezz’aria a qualche centimetro dai miei occhi. «Entra in sintonia con il cristallo, non è un semplice oggetto, è il Maestro di Ricordi, un’antica entità che cercherà di aprirti ai ricordi sopiti e ricollegarti al tuo stato precedente la tua nascita sulla Terra».

Cercai di concentrarmi sull’oggetto, ma non succedeva nulla di evidente, di questo Maestro non vi era traccia; la mia mente era troppo occupata a pensare agli ultimi giorni trascorsi sulla Terra, rammentai del mio litigio con Eva, la mia compagna. Avrei voluto raggiungerla, avrei desiderato tanto chiederle scusa, ma come? Improvvisamente mi ritrovai nella vecchia casa terrena faccia a faccia con Eva. Osservavo la scena come un film, erano solo i miei ricordi di quel momento, ma li vivevo all’interno della realtà materiale. Cercai di interagire con Eva ma la scena avanzava senza soste, il mio alter ego la apostrofava con insulti e improperi solo perché lei aveva dimenticato di pagare una bolletta in scadenza; uscii di casa sbattendo la porta e tornai al lavoro, per l’ultima volta.

Che pazzia! Potessi rimediare, potessi chiederle di dimenticare. Amore dove sei? Ho bisogno di te, voglio tornare sulla Terra, che ci faccio qui?

Un’angoscia profonda si impadronì del mio essere, ma solo per un breve istante.

«Daniel!» ritornai alla stanza ovale richiamato da una voce melodiosa che fluiva dal cristallo. «Daniel, sono il Maestro di Ricordi, sono qui per aiutarti. Rammenta chi sei veramente, metti temporaneamente da parti i tuoi ultimi ricordi terreni, cercheremo di risolverli più avanti. Hai bisogno di pace e rilassamento; concentrati sulla mia voce e osserva con attenzione l’interno del cristallo. Cerchiamo insieme di riavvolgere il nastro, torniamo indietro rispetto al tempo lineare terreno, torna al momento in cui eri nel ventre di tua madre».

La mia mente caotica si placò un istante. Vedermi nell’utero di mia madre risvegliò antichi ricordi che mi inondarono come un fiume in piena. Improvvisamente informazioni di ogni genere erano a mia disposizione, milioni di vite ed esistenze passate tornarono a far parte della mia memoria di base. Incredibilmente non ero più solo Daniel, ma una vasta struttura di personalità di cui ancora non riuscivo a capire il significato.

L’Impero Ghontam

Dense formazioni nebbiose nascondevano città immense e splendenti che si ergevano verso il cielo nero, un ambiente ostile per chiunque ma non per loro: i Ghontam. Esseri terrificanti dai poteri straordinari, vivevano per servire sé stessi e la loro Imperatrice Mayla. Obiettivi primari: la conquista di nuovi settori e il controllo su tutte le razze esistenti nel Creato sia nei mondi immateriali che in quelli fisici. Adoravano i combattimenti e si cimentavano nel progettare ininterrottamente nuovi amplificatori per le armi soniche; molto furbi e decisamente scaltri non desideravano condividere le loro conoscenze con nessun’altra civiltà. Le menti più brillanti si dedicavano alla progettazione di apparecchi modulari adatti alla ricerca di mondi da sottomettere e conquistare; scandagliavano e sorvegliavano ogni anfratto degli universi conosciuti spazzando via, con ogni mezzo, chiunque osasse ribellarsi alla loro volontà e dominio.

L’Imperatrice Mayla comandava il suo popolo da innumerevoli cicli, un essere femminile la cui ferocia e bramosia di potere la rendevano insostituibile al comando; spesso era oggetto di attacchi da parte di pretendenti al trono pronte a spodestarla, ma le sue capacità tattiche e i suoi immensi poteri le permettevano praticamente di essere invincibile e insostituibile. La sua essenza sonora irradiava una sorta di radiazione così potente da creare gravi danni a chiunque le si avvicinasse troppo; il carattere piuttosto collerico era temuto in tutto l’Impero, gli scontri spesso senza risultati con le forze degli Hempat la facevano infuriare più di ogni altra cosa tanto da distruggere i suoi stessi mondi pur di placare la sua rabbia.

Lucius era il gran visir dell’Imperatrice, gestiva gli affari dell’Impero comandando migliaia di visir di grado inferiore. Un essere dagli interminabili capelli violacei con un viso lungo e accigliato era il terrore degli abitanti dell’Impero. Non sapeva cosa fosse la pietà, al minimo errore era pronto a infliggere pene severissime. Metalli cromati che coprivano il suo corpo filiforme, gli donavano una parvenza di insetto divino.

I Ghontam, essendo una razza dedita alla conquista, avevano creato negli eterni cicli di esistenza immensi eserciti formati da trilioni di esseri provenienti da tutti i settori oscuri, ogni distretto comprendeva milioni di mondi sparsi nei cieli di tutto l’Impero. Erano stati addestrati da sempre per essere una perfetta macchina da conquista ed ora erano pronti per un nuovo raid.

«Hai radunato le truppe?» domandò Lucius al comandante della Legione Imperiale.

«Sì mio signore, è tutto pronto!» rispose Korich, comandante in capo di uno sterminato esercito di milioni di esseri che comparvero immediatamente dal nulla creando un’infinita distesa di crani. Korich alzò un braccio e tutta l’armata all’unisono si illuminò di una intensa luce violacea che fece tremare tutto il settore. Lucius assunse un’aria soddisfatta e feroce.

«Imperatrice Mayla, le truppe sono pronte, attendono solo un suo comando!» annunciò Lucius di ritorno al castello imperiale. Evitava lo sguardo dell’Imperatrice mantenendosi a debita distanza; la sua energia di matrice oscura emanava una radiazione spaventosa e Lucius era uno dei pochi in grado di resistere alla sua aura letale.

«Molto bene!» rispose distratta tornando ad osservare qualcosa sul suo congegno olografico.

La conquista delle dimensioni di Quarto Tono era la priorità dell’Impero, ma non veniva disdegnato l’assoggettamento degli universi fisici. I Ghontam, essendo esseri di consistenza sonora, avevano necessità di incarnarsi per procedere alla conquista dei mondi materiali e così, grazie anche all’aiuto dei loro schiavi olografici, un numero esiguo di essi riusciva a controllare vaste zone degli universi fisici. Naturalmente non tutto andava sempre liscio; parecchi Hempat, gli esseri dei Reami Armonici che a fiotti si incarnavano per cercare di contrastare i rivali oscuri, ammortizzava molto spesso le gesta nefande degli incarnati oscuri.

La gestione del controllo dei mondi materiali era diretta da Eufride, un’entità femminile del settimo anello dell’Impero, orgogliosa del suo ruolo e sprezzante verso qualsiasi forma di vita ritenuta inferiore. Le sue decisioni non contemplavano minimamente risvolti morali o etici, ogni azione era dettata da puro senso del dovere e devozione totale alla sua Imperatrice ma una certa dose di sadismo la rendevano il terrore delle regioni oscure. Eufride soleva indossare un’armatura nera con sfumature rosso porpora ed essendo completamente calva, spesso, indossava un elmetto che le dava un tono da dea della guerra; di animo irrequieto, cercava spesso di rilassarsi cavalcando i destrieri più irrequieti del settore con il desiderio smodato di domarli o frustarli fino a sfinirli. Anche se l’Impero era formato da mondi non fisici, i corpi sonori degli esseri che vi abitavano, forme animali comprese, avevano comunque una certa sensibilità, anche se questa non si poteva definire dolore come nella materia.

La vita nell’Impero si svolgeva in città costituite da immensi edifici dalle altezze vertiginose, costruiti in gran parte dagli architetti di corte con strumenti che sfruttavano le potenzialità dell’oscillazione oscura. Ad ogni abitante veniva assegnata un’abitazione direttamente dalla corte imperiale; si viveva lavorando incessantemente per gli interessi dell’Impero e nei rari momenti di svago, tramite apparecchi domestici, era obbligatorio rintracciare nuove civiltà da sottomettere e vampirizzare. Generalmente i sudditi si sforzavano di fare del loro meglio per accontentare i reali perché i riconoscimenti e le ricompense erano veramente considerevoli. Essendo una gerarchia di potere a struttura alveare tutto era ottimizzato per mantenere un livello di efficienza perfetto. Ogni residente aveva un impianto extra inserito nel cranio che gli permetteva di accumulare codici energetici in base ai risultati raggiunti, più codici si accumulavano e più ci si innalzava nei ceti sociali dell’alveare; inoltre, i più meritevoli, oltre a ricevere onorificenze eccezionali, avevano l’onore di dimorare presso i piani inferiori dell’enorme edificio dell’Imperatrice, un moderno castello blindato completamente chiuso a qualsiasi accesso non desiderato e vigilato da un non ben definito numero di Guardiani.

Naturalmente non tutti erano in accordo con le direttive imperiali, per cui, nei vasti cicli esistenziali, si erano formati gruppi di ribelli pronti a sovvertire l’ordine costituito. Erano ben nascosti e si guardavano bene dal farsi scoprire, sapendo che qualsiasi tipo di idee eversive sarebbe stata velocemente repressa.

Ricordi

«Daniel, ora che i ricordi incominciano a riaffiorare devi assolutamente prepararti» dichiarò il Maestro di Ricordi dal cristallo. «La tua missione deve riprendere molto presto, ma prima elimina ogni scoria o dubbio che ancora ti attanaglia, quando sarai di nuovo attivo dovrai essere pulito e cristallino per adempiere ai tuoi doveri interdimensionali».

Durante la mia breve vita fisica non avevo mai pensato di essere granché importante. Ero un semplice operaio che svolgeva il suo lavoro con onestà, vivevo in un appartamento modesto ma dignitoso e non avevo molti amici. Quei pochi che frequentavo, avevano scarsa fiducia in me dovuta principalmente al mio carattere sospettoso e titubante, non riuscivo mai ad avere un’opinione sulle questioni basilari e men che meno su quelle superflue. La mia vita era spesso costellata da vicende familiari in cui difficilmente riuscivo a prendere posizione nelle decisioni importanti, mi assalivano dubbi e rimandavo a tempi migliori non concludendo nulla. Spesso questo era motivo di litigio con i miei fratelli e in special modo con la mia compagna di vita… Eva. Non avevo molta stima del mio stesso giudizio e di questo se ne accorgevano anche le persone intorno a me, ciò mi stressava oltre misura; a volte per darmi coraggio immergevo le mie debolezze nell’alcool, naturalmente questo mi aiutava ben poco e alla fine mi ritrovavo sempre al punto di partenza.

Scoprii con l’aiuto del Maestro di Ricordi che prima dell’ultima incarnazione avevo già avuto un’esistenza in questi luoghi ultraterreni ed ero addirittura stato un membro del Consiglio dei Piani. Era un onore parteciparvi ed era la massima rappresentanza del sistema; il Consiglio era in qualche modo l’ambasciata cosmica del Programmatore Supremo nel livello dei Reami Armonici del Quarto Tono. Formato da altri otto esseri provenienti da tutti i sistemi confinanti, si condividevano informazioni, strategie e proposte di interventi, consapevoli di avere la responsabilità di milioni di mondi. Ogni compito era svolto sempre con gioia e senso del dovere avendo sempre in mente un unico obiettivo: migliorare l’esistenza del prossimo per apportare flussi di Energia di Sostegno al nostro Programmatore Supremo. Mi domando come ho potuto incarnarmi e non avere più un briciolo delle mie capacità decisionali.

«L’hai voluto tu!» gridò una voce femminile uscita sempre dal cristallo di fronte a me.

«Chi sei?» domandai incuriosito, ormai era chiaro che il Maestro di Ricordi se n’era andato.

«Non c’è bisogno di pronunciare i nomi nei nostri reami, ci si riconosce dall’impronta energetica rilasciata ma visto che sei ancora legato ai ricordi e alle usanze dell’ultima incarnazione mi potrai chiamare con il suono che assomiglia a Maestra di Esperienza. Come già ti stavo anticipando prima, la decisione di incarnarti con le molteplici difficoltà emotive e di consistenza psicologica, furono da te vagliate insieme alle guide che ti erano state assegnate.

Daniel, sei fuori dal ciclo obbligatorio reincarnativo da parecchi cicli, quindi hai di solito facoltà di rientrare e partecipare a una vita terrena come e quando più ti aggrada. Purtroppo, dopo un intensissimo periodo a capo del Consiglio dei Piani, avevi bisogno di uno scossone per liberarti da antiche scorie che ancora ti portavi dietro».

«Quindi, se ho capito bene…» ribattei con i ricordi che ormai facevano capolino nella mente, «ho vissuto parecchie vite nei mondi materiali fino alla fine del ciclo obbligatorio e poi ho continuato la mia esistenza nei settori del Quarto Tono per un periodo lunghissimo; a questo punto mi domando per quale motivo è stato deciso di mandarmi di nuovo sulla Terra, vivendo una vita che definirei piuttosto sterile?».

«Nessuno può prendere decisioni per te… scegliesti tu mondo, tempi e dinamiche della tua ultima incarnazione; avevi bisogno di bilanciare una tua ostentata superbia che troppo spesso inquinava le frequenze del tuo essere. Decidesti così di prenderti un periodo di tempo sul pianeta Terra per capire e apprendere lezioni che fossero la base della tua guarigione. Nel nostro ambiente non esistono le malattie come si intendono nei mondi tridimensionali, ma consideriamo malattia tutto ciò che porta disarmonia all’Essenza Sacra che è in noi. Anche se siamo ormai fuori dal ciclo di nascite e morti, ciclo che contraddistingue invece gran parte degli esseri che vivono nei mondi materiali, noi, ogni tanto, cerchiamo nelle incarnazioni terrene un modo per perfezionare la melodia della nostra scintilla divina».

Che strana sensazione… durante la mia vita terrena non avrei mai immaginato di aver vissuto un’ondata di esistenze materiali in migliaia di mondi differenti, la reincarnazione per me era un concetto alquanto astratto e poco preso in considerazione; ora scoprivo improvvisamente che in questi ambienti era la normalità. Nel frattempo, i ricordi si affollavano nella mia mente sempre più copiosi, avevo la sensazione che la brevissima esistenza appena vissuta fosse ormai solo un brutto sogno e mi stavo risvegliando alla vera vita. Inaspettatamente, tutta l’ansia di non poter rivedere più la mia Eva ritornò con forza esplosiva; ebbi un capogiro, un attimo dopo l’ambiente intorno a me sembrò deformarsi e divenire trasparente. La stanza ovale era sparita; mi ritrovai di nuovo in cucina con Linda.

«Cèntrati Daniel!» Linda fu perentoria e cercò dolcemente di farmi rilassare con la sua melodica voce mentale, «sforzati di capire che questi ambienti sono estensioni del tuo essere, non ti puoi permettere emozioni dissonanti altrimenti rischi di finire in chissà quale sub-mondo e in questa fase non te lo puoi permettere… non sei ancora pronto!» aggiunse con tono deciso.

«Perché, cosa sono i sub-mondi?» chiesi un po’ infastidito per la ramanzina.

«Sono ambienti di passaggio, zone di distorsione che collegano la materia ai mondi ultrafisici. Di solito gli esseri dei piani materiali, dopo il loro decesso fisico, possono transitarvi o permanere temporaneamente prima del trasferimento definitivo alle destinazioni finali. Essendo ambienti al confine con i mondi del Terzo Tono, quindi con un valore vibrazionale alquanto basso, rischieresti esperienze poco piacevoli… per cui ti consiglio di evitare stati d’ansia che abbasserebbero le tue vibrazioni proiettandoti immediatamente nei sub-mondi di confine».

«Non mi son certo procurato l’ansia volontariamente» ribadii seccato, «ma cercherò di stare più attento. Mi spieghi poi cosa sono i mondi del Terzo Tono, i miei ricordi non sono ancora del tutto chiari».

«L’esistenza nei mondi materiali si svolge su differenti livelli… per semplicità possiamo dire che il Terzo Tono è il livello in cui attualmente vivono gli esseri umani di superficie del pianeta Terra, la stessa vibrazione con cui hai interagito nella tua ultima incarnazione. È una vibrazione grossolana che non permette molta libertà, ma è sicuramente un buon modo per sperimentare la materia unita alla coscienza in un universo di libero arbitrio, cosa non da poco visto le infinite nascite e morti che questo tipo di realtà produce. Sicuramente se gli esseri umani riuscissero a passare ad un Tono superiore ogni cosa sulla Terra sarebbe diversa» Linda mi guardò negli occhi come se volesse leggere qualcosa nel mio essere.

«Secondo te potrò rivedere Eva?» chiesi con un velo di tristezza, purtroppo, non pensavo ad altro.

«Caro Daniel, puoi raggiungerla quando vuoi, anche se molto probabilmente non potrà né vederti, né tantomeno sentirti, però puoi sicuramente stimolare l’ambiente che la circonda in modo da lasciarle dei segni della tua vicinanza».

Si sollevò da terrà un raggio di energia che mi avvolse circondandomi con un turbinio a spirale.

«Svegliati amore!» Eva mi sfiorò delicatamente una mano mentre mi stropicciavo gli occhi ancora semi incollati dopo una nottata di sonno profondo.

«Non sai che strano sogno ho fatto!» cercavo di rimettere insieme i ricordi onirici prima che li perdessi definitivamente. «Ero morto e mi trovavo nell’aldilà» raccontai mentre lei mi sorrideva con fare materno.

«Concentrati Daniel, non sei più sulla Terra, stai visualizzando semplicemente dei ricordi, sei di nuovo nel tuo rifugio sul mare» mi suggerì Linda e fu per me come una bastonata sul collo; fui pervaso da una profonda tristezza.

«Eva… allora l’ho persa definitivamente» chiusi gli occhi per nascondere un pianto disperato.

Linda mi accarezzò il capo per tranquillizzarmi. Quando mi fui calmato, le spiegai che ricordavo perfettamente quel sogno fatto all’incirca una settimana prima della mia dipartita. Ne avevo parlato con Eva perché, oltre ad essere sconvolgente, ne ricordavo ogni particolare. Notando quanto fossi turbato, la mia amata mi aveva consigliato di stare tranquillo perché era solo un sogno ed era meglio pensare a cose più allegre; in realtà passai un paio di giorni un po’ angosciato finché me ne dimenticai completamente.

«Com’è possibile tutto questo?» domandai con riaccesa speranza.

«Penso che hai capito che i nostri mondi sono sempre collegati» mi spiegò con molta pazienza. «A livello inconscio sapevi da sempre che di lì a poco avresti provato la crisi del passaggio e ti preparavi quindi al grande evento cercando il modo di rendere il trauma meno violento possibile. In effetti, se ben ricordi, il tuo viaggio dalla Terra ai nostri ambienti non fisici è stato veloce e relativamente tranquillo. Il sogno è servito a tranquillizzare la tua parte cosciente che avrebbe potuto lottare per rimanere ancorata al corpo fisico al momento della morte».

«Cosa sarebbe successo senza l’aiuto onirico?» chiesi turbato.

«A volte, anzi direi molto spesso, le persone ancora relativamente giovani, non sono preparate ad attraversare i mondi facilmente, sono così ancorate alla fisicità che trovano inconcepibile la sola idea di un distacco per cui, anche se fisicamente morte, credono ancora di essere in vita. Vagabondano all’interno della realtà fisica come in un sogno da cui non vogliono svegliarsi, senza capire che il loro tempo è finito ed è ora di andare oltre. Il nostro compito è aiutare queste povere entità a ritrovare il proprio nucleo di coscienza e portarle a fare l’unica scelta utile: tornare a Casa. La Terra, come tutti i mondi materiali, è un luogo di apprendimento con un tempo limitato, la vera casa, la vera vita è nei reami superiori dove le avventure superano qualsiasi fantasia e la gioia e il benessere sono la vera essenza per ogni coscienza. Da sempre suggeriamo all’infinità di esseri che si stanno incarnando, di amare, giocare e sperimentare tutto quello che è possibile all’interno dei parametri della programmazione del Programmatore Supremo; purtroppo, una volta entrati nella carnalità, all’interno della fantastica radice olografica, ci si dimentica tutto o quasi. Si nasce e si cresce dimenticando i programmi e i buoni propositi stabiliti prima di nascere».

«Come mai sono stato aiutato? Il sogno in effetti mi aveva preparato… quando son crollate le rocce di granito ero pronto, sapevo già cosa sarebbe successo ed ero perfettamente consapevole che dovessi solo mantenere la calma» dissi sorpreso.

«La tua preparazione dopo infinite vite e la tua delicata saggezza, hanno permesso di inserire una comoda via d’uscita dal mondo fisico. L’hai preparata tu pochi attimi prima di entrare nel grembo di tua madre. Avevi pensato anche a vie d’uscita più eclatanti, ma alla fine hai optato per la via più semplice. Naturalmente anche il nostro aiuto è stato determinante per far filare tutto liscio» spiegò Linda divertita, ricordandomi che ciascuno prepara in un momento di pre-incarnazione alcuni punti chiave della propria esperienza fisica.

Tutti questi discorsi erano importanti e stimolanti ma in questo momento ero più interessato al modo di poter tornare indietro e mettermi in contatto con Eva.

«In questa fase il tuo rientro nella materia sarà a puro titolo consolatorio» asserì lei dandomi in mano un congegno che conteneva una lucina blu pulsante, «non avrai bisogno di un involucro fisico, basterà concentrarsi su Eva e ti ritroverai nel suo ambiente; potrai inoltre scegliere il segmento temporale più propizio».

Le emozioni mi inondarono come un fiume in piena, avevo la possibilità di rivedere Eva, chissà cosa stava facendo, probabilmente il dolore della mia perdita la stava straziando, il solo pensiero mi faceva impazzire, dovevo verificarlo prima possibile. Linda mi suggerì di sedermi sulla calda sabbia in riva al mare tentando di concentrarmi sul viso della mia amata, il suo profumo, il suo carattere; chiusi gli occhi e dopo qualche istante sentii perfettamente Eva parlare con qualcuno, sembrava la voce di una donna anziana, aprii immediatamente gli occhi e la vidi di fronte a me. La sensazione era strana, non avendo più occhi fisici mi ritrovai ad osservare un’ambiente formato da un puzzle di colori, suoni e luci pulsanti, ma dal centro del mio essere sapevo distinguere immediatamente oggetti e persone nelle zone di energia che si delineavano intorno alla mia essenza. La gioia di incontrare di nuovo Eva fu immensa, ma venne subito rimpiazzata da un profondo sconcerto vedendola in lacrime, molto dimagrita e con le spalle leggermente incurvate; povera piccola, chissà cosa stava passando! Ma in che strano posto ci trovavamo?

Il ritorno di Kodol

L’Impero Ghontam era in attesa del ritorno del figlio dell’Imperatrice Mayla. Un essere di un’intelligenza straordinaria, degno di sua madre con poteri oltre ogni immaginazione. Alcune incertezze negli ultimi assalti ai Reami Armonici rischiavano di renderlo un debole agli occhi del suo popolo, l’Imperatrice aveva così deciso di inviarlo sulla Terra per un breve periodo affinché ritrovasse l’essenza del suo lignaggio.

«Bentornato, mio Signore!» Eufride salutò il Principe Kodol che giungeva da una delle zone di distorsione. Venne accolto con tutti i fasti degni del suo rango in una immensa arena dove sugli spalti erano presenti milioni di creature giunte da ogni parte dell’Impero; subentrato nel campo visivo del popolo, ci fu un boato fragorosissimo che sembrò far crollare l’intera volta dei cieli neri. Ancora frastornato per aver da pochi istanti lasciato l’involucro fisico sulla Terra, osservava la scena incantato ma senza segni di paura, probabilmente i vecchi ricordi stavano tornando rapidamente. Lui, abituato a comandare immense armate e decidere il destino di migliaia di mondi, stava rientrando a pieno titolo nelle sue vecchie abitudini.

«Che inizino i festeggiamenti!» proclamò Eufride allontanandosi rapidamente con Kodol che la seguiva ancora leggermente spaesato. Gli spettacoli e le celebrazioni nell’arena durarono parecchio, nel frattempo Kodol venne sottoposto alla procedura del ripristino; strumenti tecnologici costruiti e sviluppati dalle migliori menti dell’Impero permisero al Principe di riportare a galla in breve tempo ricordi assopiti.

La prima cosa che fece fu recarsi immediatamente dall’Imperatrice. «Salve Madre!» Kodol salutò la splendida Mayla, leggendaria per la sua durezza con chiunque, ma tenera e delicata con suo figlio come una gatta con i suoi cuccioli.

«Bentornato, mio amato» lo accolse con calma inusitata, «mi sei mancato!».

«Madre, sono stato via soltanto il tempo di vivere la breve esistenza da mortale» rispose piuttosto seccato. Si avvicinò alla madre immune alle sue emissioni letali; Kodol non aveva gradito il viaggio nella materia dell’ultima incarnazione, la decisione era stata presa da Mayla stessa e per questo il risentimento verso la madre era molto forte.

«Sto per comandare un nuovo attacco, sei dei nostri?» l’Imperatrice era sicura di una risposta affermativa del figlio.

«Madre, pensaci tu per ora!» Kodol se ne andò lasciando la sovrana meravigliata e ammutolita.

Eva

Il mio nuovo cuore ebbe un sussulto nel vedere la mia amata e la prima cosa che feci fu di avvicinarmi per sfiorarle la mano ma l’attraversai senza sentire il minimo attrito, lo shock fu veramente traumatico. Dopo qualche istante di sconcerto, mi concentrai sull’ambiente e le persone presenti; sembrava una stanza arredata tardo Ottocento e un’anziana donna invitava Eva a sedersi intorno ad un tavolo dove erano già accomodate altre persone. Ognuno di essi era per me un perfetto sconosciuto, non capivo veramente cosa lei ci facesse in questo strano posto ma ero incuriosito dai presenti elettrizzati per qualcosa che attendevano con ansia. Mi misi in un angolo della stanza in attesa di chissà cosa, mentre l’anziana signora dopo aver acceso una candela scandì una preghiera ed esortò i presenti a prendersi per mano; passati alcuni minuti l’anziana donna sembrò cadere in uno strano stato di sonno.

«Buonasera!» intervenne uno dei presenti, un uomo con una folta barba nera, sulla cinquantina; l’ambiente, nel frattempo, stava raffreddandosi in modo alquanto inusuale mentre l’anziana donna cominciava ad emettere strani suoni gutturali. «Questa sera, come tutti i lunedì, siamo riuniti per salutare i nostri cari non più presenti su questa Terra; è con estrema gioia che diamo il benvenuto alla nostra nuova ospite, la signorina Eva, che vorrebbe contattare il suo amato Daniel dipartito tragicamente ancora in giovane età. C’è qualcuno che può darci un segnale? Chiediamo aiuto ai nostri spiriti guida!».

Ero basito. Eva, che non aveva mai creduto in queste cose, adesso si stava affidando a quattro ciarlatani, interessati solo a spillarle soldi? La rabbia mi salì alle stelle ed ebbi un’esperienza che definire insolita è dire poco. In un attimo venni aspirato da un turbinio di luci e ombre che mi fece roteare sempre più velocemente; quando tutto si fermò caddi con violenza su una sorta di manto stradale procurandomi un inaspettato dolore lancinante al fondoschiena. Mi guardai intorno ma, a parte un forte vento, il cielo grigio e qualche casa sparsa lungo la strada, non vidi anima viva. Dove accidenti ero finito questa volta? La rabbia si trasformò in un’inspiegabile sensazione di angoscia mentre l’ambiente si faceva sempre più cupo. Dal retro di alcune case scorsi figure indefinite che si stavano avvicinando al sottoscritto… la paura prese il sopravvento. Ebbi solo il tempo di girarmi per scappare quando sentii la voce di Linda nella mia testa che ridendo di gusto mi rammentava le sue parole.

«Ti ricordi cosa ti dissi riguardo al fatto di non abbassare le frequenze con rabbia, paura ed emozioni di basso valore perché saresti inevitabilmente finito in uno dei tanti sub-mondi da cui spesso è piuttosto complicato uscire?».

«E cosa dovrei fare adesso secondo te?» speravo mi tirasse immediatamente fuori dai guai.

«Concentrati, devi assolutamente rilassarti tentando innalzare le vibrazioni del tuo nuovo corpo» suggerì con la calma e la pacatezza di sempre.

«Scherzi? Sono nel panico più totale!» mentre parlavo con Linda un branco di cani randagi, o così sembravano in quell’ambiente ormai quasi completamente al buio, corsero rabbiosi verso di me. Cercai riparo in una vecchia cascina abbandonata, barricandomi dentro come meglio potevo; intanto fuori ringhiavano come forsennati cercando un pertugio per raggiungermi. Improvvisamente avvertii dietro di me una presenza inquietante, forse anche più di una, ma non vedevo nulla in quell’ambiente senza luci, avvertivo solo rantoli e mugolii; il panico si trasformò in terrore puro.

«Prendi il cristallo di potere che ti ho donato prima!» suggerì la voce di Linda, che riaccese le mie speranze. Frugai nella tasca del pantalone e come lo toccai, sentii le sensazioni di paura svanire rapidamente; l’angusto ambiente pregno di angoscia e presenze inquietanti si dissolse e mi ritrovai di nuovo nella casa della seduta spiritica con Eva, l’anziana donna e i suoi bizzarri ospiti.

«Caspita che brutta avventura!» gridai rinfrancato. «In futuro, dovrò stare più attento a non farmi prendere da certe emozioni, sono piuttosto pericolose, gli ambienti in cui sono stato hanno un potenziale di negatività incredibile».

«Stai esagerando la questione solo per tua ignoranza esperienziale» spiegò Linda, anche se ancora non la vedevo. «Quegli ambienti sono formati dalla somma di tutte le emozioni che di solito consideriamo negative come rabbia, gelosia, paura. Sono emozioni che spesso ci portiamo da una vita all’altra, una volta concentrate creano i cosiddetti sub-mondi; alcuni di questi ambienti sono personali altri sono condivisi da più esseri. Se andiamo ad analizzare l’accaduto, i cani e le presenze inquietanti che hai percepito li hai creati tu, questo non significa che siano stati irreali, essi in qualche modo avevano una loro realtà oggettiva, ma come stai incominciando a capire erano le tue paure solidificate, considera sempre che nei nostri sistemi ogni sentimento può essere tradotto molto velocemente in realtà esperibile. Dovresti al più presto comprendere la responsabilità del pensiero creativo; ti suggerirei di non allarmarti per ciò che rappresentano i sub-mondi, sono semplicemente altre realtà in cui a volte ci si può imbattere come quando sulla Terra facevi un brutto sogno; comunque, ricordati che c’è sempre la possibilità di uscirne. Molte persone vivono perennemente con sentimenti che definiamo negativi e quando giunge inaspettato il momento del trapasso a volte vengono attirate in questi sub-mondi, ma come già ti è stato detto è sempre per un periodo limitato. Una miriade di entità dei Reami Armonici giunge in questi sub-mondi per aiutare le persone ad uscire da queste condizioni innaturali permettendo loro di iniziare una nuova vita».

«Capisco solo ora l’importanza di non farsi prendere da futili questioni quando si vive sulla Terra, anche se è facile dirlo con il senno di poi…».

«Stai cominciando a scrollarti di dosso le vecchie abitudini della vita materiale, abbi pazienza, fa parte del processo del ripristino».

«Linda, non ti ho mai chiesto chi sei veramente» domandai con curiosità nuova mentre ora, nella stanza della seduta, compariva anche lei in tutta la sua bellezza, «adesso ti vedo finalmente» bisbigliai sorpreso.

«Caro Daniel, ero presente anche nel tuo spaventoso sub-mondo; eri tu che non mi percepivi, in realtà sono sempre stata accanto a te e questo vale anche per i numerosi cicli d’esistenza nei Reami Armonici, come per tutte le infinite vite che hai vissuto nei mondi della materia, siamo uniti indissolubilmente; per ora posso solo dirti che non ti ho mai lasciato solo e non ti abbandonerò mai».

Rimasi allibito e senza parole, una dichiarazione di tale amore, fedeltà e altruismo è qualcosa di così inusuale; mi domandavo chi veramente fosse quest’essere. Mentre i ricordi si affacciavano nella mente sempre più chiari, sentii la mia Eva domandare qualcosa al gruppo.

«Vorrei poter parlare con il mio Daniel volato in cielo da più di un anno, mi manca da morire» sussurrò Eva con le lacrime che le solcavano il viso. «Inizialmente ho ricevuto dei contatti da lui ma è parecchio che non ho sue notizie, aiutatemi per favore» singhiozzò ancora per parecchio.

Non mi sembrava fosse passato tanto tempo dalla mia dipartita e sono sicuro di non averla mai contattata.

«Sulla Terra, la percezione degli eventi è diversa rispetto ai nostri mondi…» tentò di spiegare Linda, ma mentre stava per continuare venne interrotta dall’anziana donna che pareva fungere da medium. Tra un rantolo e l’altro dichiarò di percepire la mia presenza… rimasi di stucco, avvertiva veramente la mia forma?

«Ciao Eva, sono Daniel» affermò l’anziana donna con una voce falsamente roca. La povera Eva scoppiò in un pianto a dirotto sicura di avermi ritrovato.

«Che razza di furfanti!» gridai, ma cercai di non lasciarmi andare a sentimenti che mi avrebbero messo in pericolo.

«Bene Daniel» intervenne Linda, «stai reagendo nei modi giusti. Ora Eva sta cercando un modo per placare il suo dolore, naturalmente c’è sempre qualcuno che è pronto ad approfittarsi di chi ha problemi. Non preoccuparti, potrai rifarti più avanti. Il vostro accordo di nascita prevede che potrai contattarla in svariati modi finché risiede nel suo corpo fisico e per certi versi l’hai già fatto» concluse con uno dei suoi soliti risolini, ma in questo caso non capivo a cosa si riferisse.

«Cos’è un accordo di nascita?» chiesi allora incuriosito.

«Poco prima della vostra esperienza sulla Terra avete deciso insieme che tipo di vita svolgere per affinare i vostri problemi irrisolti. Con l’aiuto di diverse Guide e Maestri Hempat avete progettato a grandi linee gli eventi che avreste dovuto affrontare nella carnalità, prima separatamente e poi insieme una volta che vi foste incontrati. Naturalmente avete previsto la tua dipartita anticipata e l’importanza del tuo ritorno dopo un certo periodo dalla tua morte; questo fu il vostro accordo di nascita, adesso andiamo!».

Non feci in tempo a protestare che ci ritrovammo fluttuanti all’interno della stanza ovale della mia nuova casa. Un miliardo di domande mi ronzavano nella mente; ad esempio, perché avevamo programmato che me ne andassi prima di Eva? Potevamo evitarci una tale sofferenza? Che pazzia era mai questa e perché Eva doveva continuare a soffrire in un mondo dove opportunisti e malfattori potevano raggirarla o, peggio ancora, farle del male. Mentre rimuginavo su questo e altro, scivolai lentamente in una sorta di sonno senza sogni; ebbi la sensazione che qualcuno mi cullasse, sentii un calore che mi avvolgeva come fosse un’entità viva e sentivo nel profondo di me stesso di essere infinitamente amato.